Andiamo a mangiare fuori?

La cultura del “mangiare fuori” nel tempo si è evoluta ed è mutata in modo radicale. Come per ogni cambiamento, tutto ciò è avvenuto in modo progressivo, quasi impercettibile nel breve periodo, ma diventando una vera a propria rivoluzione se analizziamo ciò che era consuetudine un ventennio fa, o andando anche oltre, pensando a come vivevano il “fuori casa” i nostri genitori o addirittura i nostri nonni. Analizzare questi fenomeni e queste differenze è ovviamente fondamentale per tutti noi che lavoriamo nel settore Ho.Re.Ca. e che dobbiamo conoscere le necessità e i desideri dei nostri clienti per poter soddisfare al meglio i loro bisogni e, quindi, migliorare il nostro successo commerciale. Ma procediamo con ordine.

La pausa pranzo al lavoro

Se in passato, per le vecchie generazioni, mangiare fuori era una rarità, quasi un lusso, nel tempo questa abitudine si è andata consolidando, diventando la normalità, se non la quotidianità: non solo uscendo la sera, frequentando le pizzerie, i pub e i ristoranti per un aperitivo coi colleghi o una cena fra amici, ma già nella pausa pranzo, quando sempre più lavoratori approfittano di quel break per uscire dall’ufficio e mangiare un pasto saporito in un luogo accogliente. C’è stato un tempo in cui era impensabile andare al lavoro senza il pranzo già preparato e portato da casa, oggi la cultura del mangiare fuori, magari a prezzi abbordabili, fa sempre più spesso preferire questa soluzione, con i locali situati vicino agli uffici che sono ormai attrezzatissimi per soddisfare le esigenze dei lavoratori che possono così diventare clienti abituali.

 

Un tempo libero di qualità

Per quanto riguarda il tempo libero, invece, uscire e mangiare fuori è ormai uno stile di vita consolidato. Attorno a questa realtà ci sono tantissimi elementi che si uniscono: dalla voglia di rilassarsi a quella di mangiar bene, da quella di scoprire nuove cucine al desiderio di convivialità e benessere, che poi sono i veri plus che distinguono i locali. Oltre alla indispensabile qualità dei piatti, frutto della scelta delle materie prime e della capacità e del talento della cucina, ci sono poi tantissimi fattori da non sottovalutare: il personale di sala, compresi i banconisti e le persone edite all’accoglienza, deve essere in grado di far vivere a tutti un’esperienza anche umanamente piacevole con un servizio adatto alla tipologia di locale e di clientela, conquistandone la fiducia e, magari, riuscendo anche a incidere sulle scelte e quindi sui consumi di determinati prodotti. Le persone vogliono mangiar bene almeno quanto vogliono stare bene: torneranno quelli che sono riusciti a gustare il cibo e a uscire con un sorriso.